Napoli, emozione impareggiabile

“Il mondo dello sport universitario si fa sempre trovare pronto”. Gianni Ippolito. Un evento, messo su con bravura e tempismo dal Comitato organizzatore, che assembla culture e storie differenti. Le sensazioni e l’esperienza del capo delegazione e vice presidente del Cusi

di Mario Frongia

Un viaggio infinito. Ricco di storia, suggestioni e memoria. I botti e le luci di Fuorigrotta. I giochi e gli incroci acrobatici ideati da Balic. Con un messaggio di fratellanza e speranza in tempi in cui l’odio, le prevaricazioni, razzismi nuovi e di ritorno, avvelenano le comunità. Gianni Ippolito annuisce. E rilancia: “Queste Universiadi sono nate e si stanno sviluppando nella maniera più adatta non solo per l’esaltazione sportiva di diecimila studenti provenienti da cinque continenti, ma anche per fotografare un momento storico che necessita di saggezza, riflessione, comunanza di interessi, diritti e valori”. Il vice presidente del Cusi e capo delegazione l’aveva annunciato fin dai Campionati nazionali universitari di L’Aquila: “Napoli è Napoli. Ci darà quel contesto, anche sociale, che arricchirà tutti noi e sarà indimenticabile per i partecipanti stranieri”. In breve, emozioni forti, flash, selfie, abbracci. In una notte speciale. Da incorniciare e raccontare ai nipotini. Con lo striscione della dichiarazione d’amore degli uruguaiani alla città e all’Italia, la maglia 10 di Maradona mostrata dalla delegazione argentina, con il San Paolo che è venuto giù, i fischi, contrastati dal resto dello stadio, a Francia e Germania, le parole di De Luca, le voci di Malika Ayane e Andrea Bocelli, il destro di Insigne. Con Sergio Mattarella incantato e sorridente. Ecco, la presenza del presidente della Repubblica, un altro segnale da mettere in cassaforte. “Sì, le alte cariche hanno colto l’importanza delle Universiadi. La cerimonia inaugurale ha fatto il resto. Esaltando visivamente e con le scenografie adatte sia le peculiarità del luogo, e penso al finto Vesuvio, sia l’internazionalità dell’evento”.

Con una febbre collettiva nell’attesa che voi, buoni ultimi da padroni di casa, usciste.

Intanto, garantisco che non è stato per nulla semplice stare immobili o quasi, vestiti di tutto punto, con un’umidità pazzesca e 38 gradi. Però, rifarei e rifaremmo tutto da capo. Sentivamo il brusio fortissimo dei 45mila, il tempo che non passava, gli altri che provavano postura e ordine della sfilata. Poi, il via libera. Sì, è stata un’emozione unica.

Da veterano dei capi delegazione il gruppo italiano è stato il più numeroso di sempre?

Sì, abbiamo sfilato in 215. Solo gli Stati Uniti, con 190 partecipanti ci hanno insidiato. Quando gli americani sono usciti noi eravamo proprio dietro la curva. C’è stata un po’ di agitazione. Ma poi tutto è passato.

Qual è stato il ricordo più vivido?

Uscire e trovarci sotto i riflettori con l’applauso scrosciante del pubblico e le musiche a palla. Sapendo di avere di fronte il capo dello Stato. Calore e sensazioni che colpiscono, a maggior ragione se si gioca in casa. In quel momento abbiamo scordato le fatiche, le preoccupazioni e la preparazione dell’evento.

C’è stato un dietro le quinte particolare?

Chi aveva gare la mattina dopo alle 10 è praticamente scappato. Ad esempio, la Cusinato ha consegnato la bandiera ed è andata subito in albergo a dormire.

Nell’attesa qual è stato il gruppo più impaziente?

I pallanuotisti hanno confermato i loro curricula di simpatici casinisti. Ma anche loro erano molto emozionati. Per tutti è stato una corsa alle foto e ai selfie. Con la tennista Natascia Piludu, del Cus Bari con papà sardo, che si è anche commossa.

Quale passaggio avete sentito con particolare affetto?

Le esibizioni dell’Ayane e di Bocelli, le canzoni napoletane note nel mondo. Ma anche Insigne, dato che non potevano mancare gli idoli di casa, attuali e del passato: quando gli argentini hanno sventolato la maglia di Maradona lo stadio è saltato per aria.

Anche il drappo degli uruguaiani ha colto nel segno.

Hanno avuto un bel gesto di riconoscimento per Napoli e per il paese. Indirettamente la conferma di quelle che erano le speranze e le aspettative del comitato organizzatore, capace, pur avendo soli due anni di tempo a disposizione, di organizzare al meglio la manifestazione.

Quali sono nel dopo fase inaugurale, le mansioni del capo delegazione?

Ci siamo avviati alla chiusura dell’accreditamento. Ieri abbiamo completato la sezione dell’atletica, la vela, il taekwondo e il tiro con l’arco. Parliamo di oltre cento atleti. Da oggi in avanti si intravede il viaggio inverso e si ragiona sulle partenze. Il nostro operare avviene in sincrono con le operazioni amministrative e di cassa curate con la segreteria.

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